Graziano Alfonsi Consulente

Zedapa, una storia padovana che inizia nel 1896

La Zedapa  inizia la sua attività nel 1896. Questo articolo è a memoria di mio padre Egidio (nella foto), che lavorò in Zedapa fino alla pensione dal 1945 al 1978.
L’articolo originale sulla storia di Zedapa , con le foto dell’epoca è scaricabile qui.

Fondatori

Il cavalier Enrico Zuckerman commerciante (1866 – 1923) proprietario dell’omonimo palazzo di corso del Popolo, costruito tra il 1912 e il 1914 su disegni dell’architetto milanese Filippo Arosio
Arturo Diena (1866- 1951) cavaliere del lavoro (Data di nomina 20 gennaio 1918 brevetto n. 705 Settore Industria) e socio di varie attività sportive e filantropiche, inoltre Istituì una cassa mutua interna e realizzò infrastrutture quali dopolavoro e mense aziendali. Garantì inoltre loro la mensa gratuita e organizzò campeggi estivi. Nel 1921 la Zedapa si costituisce come società anonima per azioni con il nome di “ZEDAPA” (Zuckerman E Diena Anonima Per Azioni)

Prodotti

Inizialmente la Zedapa produceva occhielli, fibbie per scarpe, rivetti, ganci, bottoni per scarpe. Si specializza negli anni in minuterie metalliche di precisione grazie a macchine per la produzione in serie in buona parte progettate dal sign. Costante Fabris e costruite all’interno della fabbrica stessa.

Storia (1940-1945)

Continuò l’attività paterna, assieme a Zuccari (Il nome era stato nel frattempo “italianizzato”) il figlio Giorgio ( di Arturo Diena e Maria Ravà è nato in Italia a Padova il 9 luglio 1897 e morto il 28 giugno1960) Partecipò alla resistenza, Dopo l’8 settembre 1943 collaborò dalla Svizzera alla raccolta di fu imprigionato nel 1944 e deportato a Dachau, sopravvisse alla Shoah. Nel 1911 gli addetti erano circa 400 e si mantennero così fino al 1940. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale la fabbrica, situata in via Gozzi, non lontano dalla stazione ferroviaria fu oggetto di ben nove bombardamenti tra il dicembre 1943 e il dicembre 1945 che la ridussero a un cumulo di macerie. Si salvarono poche macchine portate negli scantinati dove funzionarono con pochi addetti.

Nell’estate del 1945 riprese l’attività nella fabbrica ricostruita con un centinaio di addetti e l’8 agosto dello stesso anno fu nominato amministratore unico Giorgio Diena.

Sull’androne di ingresso campeggiava la scritta: “CONCORDIA PARVAE RES CRESCUNT DISCORDIA MAGNAE DILABUNTUR” (Sallustio)

Il dopoguerra e la chiusura

Nel 1949 viene aumentato il capitale sociale a 96.000.000 che per l’epoca era notevole.

Gli azionisti erano Arturo Diena, A. Zuccari, Giorgio Diena e P. Matarzzo. Gli ordini andavano crescendo e si lavorava dieci ore il giorno compresi sabato e domenica. Nel 1949 nascono quindi il reparto meccanica, il reparto macchinette 354, perfezionate le manutenzioni, migliorata con la costruzione di nuove macchine la sala presse (parte dei macchinari provenivano dagli Stati Uniti con il piano Marshall e pagati 460.000.000 tra gli anni 1949 e 1960). Nel 1949 tra i clienti entra la FIAT che assorbiva quasi tre quarti della produzione ( graffette per modanature).

Si affina la tecnologia e l’affidabilità con i controlli delle tolleranze dai prodotti alle parti di stampi intercambiabili, ai tempi di collaudo, con la totale disponibilità dei lavoratori. Nasce la prima concorrenza di piccole aziende come la TOBA di Rubano (1950) e la CAPICA di Albignasego (1956) nate da ex dipendenti che costrinse Zedapa ad ammodernare i macchinari per aumentare la produzione e ridurre i costi. Alla morte di Giorgio Diena nel 1960 subentrarono come amministratori Alfredo Zuccari e U. Scimone (che avea sposato una sorella di Diena). Nel 1962 investirono in nuovi macchinari costruiti i fabbrica anche per articoli di propria produzione.

Negli anni’60 il consenso dei lavoratori verso l’azienda fu pressoché totale, e la produzione lavorava sedici ore al giorno in due turni con una capillare organizzazione del lavoro In questo periodo vi fu il massimo degli occupati che arrivarono a quasi 1200 unità.

Sotto la presidenza di Emanuele Romanin Jacur (notabile ebraico e grande azionista Generali che aveva sposato una figlia di A. Zuccari) , si specializza in minuterie per l’elettronica. Nel ‘69 la svolta, iniziata con una accresciuta sindacalizzazione e qualche contrasto sindacale, una crisi idi mercato nel 1974 e la morte dell’ing. Silvestri a cui Romanin intendeva passare il testimone di direttore generale, inizia la fase calante dell’azienda.

Negli anni ‘70 si trasferisce in parte in zona industriale (PadovaCamin). Si parla di ristrutturazione e dell’abbandono dell’area di via Gozzi dove, nel 1976, dopo il trasferimento dell’azienda a Caselle di Selvazzano in uno stabilimento di proprietà delle Assicurazioni Generali, verrà fatta una nuova edificazione.

Nel 1978, il giorno dopo il ”ponte” del 1° maggio l’azienda chiude improvvisamente e viene messa in liquidazione e I 750 addetti rimangono senza lavoro.

A questo punto i lavoratori occupano la fabbrica e continuano, tra mille difficoltà, un minimo di produzione. A fine anno si arriva a un accordo tramite l’associazione industriali e le forze sociali e l’attività riprende con il nome Zetronic come s.p.a. con capitali messi in parte dagli industriali (100 mil. di lire) e, per gran parte con le liquidazioni dei lavoratori ( 800 mil. di lire) .

In seguito, nel 1986, entra nel capitale sociale la Molex americana e l’azienda cambia definitivamente no me in Molex Zetronic srl e appartiene al gruppo Molex Incorported, occupa attualmente 175 dipendenti (aprile 2014) e lo stabilimento è in zona industriale di Padova – Camin nella vecchia dependance della fabbrica Zedapa.